"1957. Tutte le mattine, prestissimo, Silvano Caselli si presentava, tele e pennelli sotto il braccio, alla porta dell'appartamento di Via Buonarroti. La Callas dormiva ancora. Il pittore l'attendeva sistemando con calma i colori e il cavalletto. Poi la divina si risvegliava, indossando il solito prendisole giallo paglierino e andava a sistemarsi un po' impettita su una seggiola a fianco della tela.
Posava per lunghe ore, pazientemente, facendo violenza alla sua indole burrascosa. "Il vestito a fiori, mi raccomando" diceva di tanto in tanto. Era una delle sue immancabili bizzarrie. Voleva essere raffigurata con un abito fantasia, ma rifiutava di indossarlo durante le pose.
Caselli sorrideva ed annuiva. L'artista che aveva ritratto Gide e Strauss, Thomas Mann e Benendetto Croce, Toscanini e Bernard Berenson sapeva come trattare con i grandi. E poi era la prima volta che la Callas accettava di sedersi di fronte ad un pittore. Un'occasione preziosa, la trionfatrice dell'Opéra e del Metropolitan non l'avrebbe più fatto per tutto il resto della sua vita."